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Avatar di Labate Giuseppe

Io penso che la sensazione di trasformarsi è correlata al tentativo di valorizzarla, attraverso un educazione su di essa e grazie alla curiosità, da un lato; dall'altro nell'avere un "circondariato" familiare, sociale che sposi ed abbracci questa trasformazione.

Questo è secondo me comune a chi l'arte non la consuma da spettatore ma la vive da artista: è facile ricardere nel gioco perpetuo dello standardismo perché pienamente accettato e catalogato ed é arduo rappresentare ciò che è il proprio essere, proprio perchè si vive senza kanones (regole, geometrie o parametri predefiniti).

E' per questo che nella storia dell'arte il dissenso tecnico o rappresentativo era qualcosa di allarmante, proprio dava capovolta allo status-quo delle cose.

La libertà in se per sé é mental-spirituale: sapere di aprire gli occhi all'interno di un vaso di carne e ossa (che poi sono cellule, molecole, positroni e particelle e chissà quale altra materia) dove il mondo fisico che ti accoglie è subdolo ad un gioco di regole dogmatiche di altri esseri uguali spiaccicati a te, che si credono migliori o pre-scelti - tutto questo sicuramente non dà benessere né al tuo conscio e né tantomeno allena il tuo subsconscio nel creare con un legame valorizzato e positivo.

E' come indossare vestiti invernali d'estate, preferendo di continuare a indossarli pur sapendo che questo ci fa stare incomodi e male.

Sto lavorando sulla chiarezza ma posso solo che ringraziarti per lo spunto riflessivo che ogni volta porti nei tavoli delle nostre case psichiche.

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Avatar di Rosaria

Lettera magnifica, l’ho letta celermente, ma l’ho trovata veramente razionale ed intima, ossimoro mica facile da ottenere quando si pensa o si scrive. La rileggerò con maggiore calma il prima possibile.

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