Durante le scorse settimane, mi sono ritrovata davanti ad alcune direzioni e decisioni da prendere, certe minuscole, altre un po’ più grandi e ho proprio riflettuto su quanto ogni possibilità che ci si presenta possa attivare, dentro di noi, tanto il desiderio quanto la paura.
Io penso che la sensazione di trasformarsi è correlata al tentativo di valorizzarla, attraverso un educazione su di essa e grazie alla curiosità, da un lato; dall'altro nell'avere un "circondariato" familiare, sociale che sposi ed abbracci questa trasformazione.
Questo è secondo me comune a chi l'arte non la consuma da spettatore ma la vive da artista: è facile ricardere nel gioco perpetuo dello standardismo perché pienamente accettato e catalogato ed é arduo rappresentare ciò che è il proprio essere, proprio perchè si vive senza kanones (regole, geometrie o parametri predefiniti).
E' per questo che nella storia dell'arte il dissenso tecnico o rappresentativo era qualcosa di allarmante, proprio dava capovolta allo status-quo delle cose.
La libertà in se per sé é mental-spirituale: sapere di aprire gli occhi all'interno di un vaso di carne e ossa (che poi sono cellule, molecole, positroni e particelle e chissà quale altra materia) dove il mondo fisico che ti accoglie è subdolo ad un gioco di regole dogmatiche di altri esseri uguali spiaccicati a te, che si credono migliori o pre-scelti - tutto questo sicuramente non dà benessere né al tuo conscio e né tantomeno allena il tuo subsconscio nel creare con un legame valorizzato e positivo.
E' come indossare vestiti invernali d'estate, preferendo di continuare a indossarli pur sapendo che questo ci fa stare incomodi e male.
Sto lavorando sulla chiarezza ma posso solo che ringraziarti per lo spunto riflessivo che ogni volta porti nei tavoli delle nostre case psichiche.
Lieta che questo spazio offra qualche spunto di riflessione. È in fondo un tentativo di condividere alcuni degli interrogativi con cui io per prima mi trovo a confrontarmi.
Per esempio: il fatto che ci sia un fattore come "la nuova generazione non vuole lavorare", secondo il pov dello status-quo, non analizza lo stato di dissenso e contro-informazione sul fatto che "noi" non siamo stati sicuramente stati creati per questo scopo ultimo (non è un fatto che si cerchino tentativi sperimentali di lavoro di 4h o 6h) - Il fulcro della libertà dell'essere umano ha spostato il suo verso e direzione pertanto la libertà che indichiamo non é quella corretta.
Lettera magnifica, l’ho letta celermente, ma l’ho trovata veramente razionale ed intima, ossimoro mica facile da ottenere quando si pensa o si scrive. La rileggerò con maggiore calma il prima possibile.
Grazie infinite Rosaria, il tentativo è proprio quello di tenere insieme i vari aspetti con cui noi ci approcciamo all’esperienza. Se almeno un po’ sono riuscita a trasmetterlo, ne sono davvero felice.
Io penso che la sensazione di trasformarsi è correlata al tentativo di valorizzarla, attraverso un educazione su di essa e grazie alla curiosità, da un lato; dall'altro nell'avere un "circondariato" familiare, sociale che sposi ed abbracci questa trasformazione.
Questo è secondo me comune a chi l'arte non la consuma da spettatore ma la vive da artista: è facile ricardere nel gioco perpetuo dello standardismo perché pienamente accettato e catalogato ed é arduo rappresentare ciò che è il proprio essere, proprio perchè si vive senza kanones (regole, geometrie o parametri predefiniti).
E' per questo che nella storia dell'arte il dissenso tecnico o rappresentativo era qualcosa di allarmante, proprio dava capovolta allo status-quo delle cose.
La libertà in se per sé é mental-spirituale: sapere di aprire gli occhi all'interno di un vaso di carne e ossa (che poi sono cellule, molecole, positroni e particelle e chissà quale altra materia) dove il mondo fisico che ti accoglie è subdolo ad un gioco di regole dogmatiche di altri esseri uguali spiaccicati a te, che si credono migliori o pre-scelti - tutto questo sicuramente non dà benessere né al tuo conscio e né tantomeno allena il tuo subsconscio nel creare con un legame valorizzato e positivo.
E' come indossare vestiti invernali d'estate, preferendo di continuare a indossarli pur sapendo che questo ci fa stare incomodi e male.
Sto lavorando sulla chiarezza ma posso solo che ringraziarti per lo spunto riflessivo che ogni volta porti nei tavoli delle nostre case psichiche.
Lieta che questo spazio offra qualche spunto di riflessione. È in fondo un tentativo di condividere alcuni degli interrogativi con cui io per prima mi trovo a confrontarmi.
Per esempio: il fatto che ci sia un fattore come "la nuova generazione non vuole lavorare", secondo il pov dello status-quo, non analizza lo stato di dissenso e contro-informazione sul fatto che "noi" non siamo stati sicuramente stati creati per questo scopo ultimo (non è un fatto che si cerchino tentativi sperimentali di lavoro di 4h o 6h) - Il fulcro della libertà dell'essere umano ha spostato il suo verso e direzione pertanto la libertà che indichiamo non é quella corretta.
Lettera magnifica, l’ho letta celermente, ma l’ho trovata veramente razionale ed intima, ossimoro mica facile da ottenere quando si pensa o si scrive. La rileggerò con maggiore calma il prima possibile.
Grazie infinite Rosaria, il tentativo è proprio quello di tenere insieme i vari aspetti con cui noi ci approcciamo all’esperienza. Se almeno un po’ sono riuscita a trasmetterlo, ne sono davvero felice.